Cultura: San Pietroburgo, 1905 la rivoluzione abortita

Fu allora che nacquero i soviet. E fu allora che si ammutinò la corazzata «Potjomkin», resa celebre dal film di Sergej Eisenstein. Ma la rivoluzione russa del 1905 è stata quasi oscurata dal successivo rivolgimento del 1917, da cui nacque il primo Stato comunista. Ettore Cinnella, storico dell'Università di Pisa, è tuttavia convinto che la partita decisiva si giocò nel primo tentativo, che definisce «il risultato e il coronamento dell'epoca più felice e creativa della storia della Russia»: infatti il suo libro s'intitola 1905. La vera rivoluzione russa (Della Porta) e parte da un'analisi approfondita della situazione in cui si trovava l'impero zarista al momento della crisi. Centrale nel lavoro di Cinnella è l'attenzione rivolta ai movimenti populisti e liberali, poi svalutati (e spesso calunniati) dalla storiografia bolscevica, che cercarono di promuovere il passaggio della Russia verso un sistema politico rispettoso dei diritti individuali, anche attraverso la maturazione delle masse contadine. Ma le divergenze nel fronte progressista, dovute all'ossessione insurrezionale dell'estrema sinistra, ma anche alle premature ambizioni governative dei moderati, aprirono un «profondissimo solco» tra liberali e socialisti, spianando la via alla reazione monarchica. Nel 1917, con la guerra mondiale in corso, tutte le questioni si sarebbero ripresentate in forma esasperata e ne sarebbe scaturito, scrive Cinnella, «un sommovimento primordiale e caotico, selvaggio e distruttivo ». Di cui la Russia paga ancora il prezzo.

Antonio Cariot

http://www.corriere.it/cultura/libri/09_febbraio_13/ettore_cinnella_1b01c122-f9a4-11dd-b292-00144f02aabc.shtml

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